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LA "MAGIA" DELLA PAREIDOLIA: QUEI VOLTI CHE CREDIAMO DI VEDERE

Osservate queste due immagini. Si tratta di una foto presa sulla tratta del treno Castellamare di Stabia - Benevento da uno dei nostri redattori. L'immagine non è stata ritoccata.

PERCHÉ VEDIAMO UN VOLTO UMANO?




SPIEGAZIONE DELL'EFFETTO

La percezione delle facce è un noto risultato dell'evoluzione biologica del nostro cervello, in particolare una piccola popolazione di neuroni con risposte selettive ai volti (descritti per la prima volta nel 1972) [1]. L'evoluzione ha permesso lo sviluppo di questa capacità specifica di riconoscimento, che non è esclusiva dell'uomo ma si presenta evidente anche in alcuni animali come gli scimpanzé. Una spiegazione tipicamente evolutiva è da fare risalire, probabilmente, a una capacità sviluppata con lo scopo di difendersi dai predatori: se nel mezzo di una foresta o di un gruppo di arbusti riconosco velocemente il volto di un animale pericoloso, ho più probabilità di mettermi al riparo o di contrattaccare. La capacità di riconoscere le facce si sviluppa fin dalla più tenera età, in aree specifiche del cervello.

L'analisi ed il ricordo dei volti rappresenta una competenza cognitiva fondamentale nei primati. In molti primati, la sensibilità olfattiva è infatti molto minore rispetto a quella di altri gruppi di vertebrati e la visione è la modalità cruciale per la comunicazione sociale. L'informazione visiva relativa ai volti veicola quindi una grande quantità di informazioni critiche riguardo agli altri individui, la loro posizione sociale, il loro stato emozionale e le loro intenzioni. [2]
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di Romolo Capuano
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In effetti una delle cose forse più sconcertanti è legata alla nostra capacità di percepire non solo i volti, ma anche le "intenzioni" e gli stati d'animo che si rivelano con le facce percepite in oggetti inanimati.
Cosa che troviamo espressa nella bella raccolta di immagini di questo blog FACES IN PLACES
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Rubinetto "perplesso" da moonbird's Flickr stream
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Anche un fenomeno insolito connesso con i volti, l'effetto dell'inversione, è stato portato come prova a favore della teoria che le facce siano oggetti speciali. Guardate il volto del dipinto di Giuseppe Arcimboldo e cercate di riconoscerlo nell'orientamento di sinistra. Quando capovolgiamo l'immagine l'effetto è sorprendente.
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Quando si osserva lo stimolo orientato nel modo giusto il riconoscimento è immediato, mentre risulta difficile quando la figura è capovolta. Questo effetto non è limitato agli essere umani. Anche per gli scimpanzé è più facile riconoscere le facce di altri scimpanzé quando le vedono nell'orientamento corretto.

Fatto interessante, negli scimpanzé non si osserva l'egfetto dell'inversione quando si mostrano loro facce di primati di altre specie (scimmie cappuccine), o un insieme di oggetti inanimati (automobili). 

Secondo una delle interpretazioni proposte, l'effetto sarebbe dovuto all'impossibilità di usare con le facce capovolte il sistema specializzato nell'elaborazione dei volti. Ciò implicherebbe il ritorno a una modalità di processamento più analitica, con la scomposizione nelle diverse parti.

Le facce capovolte costituiscono lo stimolo di controllo perfetto per valutare se la percezione dei volti è di qualità speciale. 

PROSOPOAGNOSIA

Chi soffre di prosopoagnosia può avere difficoltà a riconoscere il volto sia di personee note che sconosciute. Un paziente con lesioni occipitali bilaterali non ricosceva più non soltalto la moglie. ma ache una persona a lui ancora più nota: se stesso (Pallis 1955). Per citare le parole di questo paziente: "Al club ho visto uno sconosciuto che mi fissava e ho chiesto al cameriere chi fosse. Adesso riderà di me. Stavo vedendo me stesso in uno specchio". 

Un episodio analogo è descritto nell'ottimo libro di Oliver Sacks "L'uomo che scambio sua moglie per un cappello". 

Tra le persone più note al pubblico sofferente di prosopoagnosia c'è lo scrittore Luciano De Crescenzo.

Approfondimenti Un testo divulgativo molto stimolante e scorrevole da leggere è il libro di Oliver Sacks "Luomo che scambiò sua moglie per un cappello"

I seguenti sono testi utilizzati nei corsi universitari di Neuroscienze [1] Zigmond, Bloom, Landis, Roberts, Squire NEUROSCIENZE COGNITIVE COMPORTAMENTALI EDISES, Napoli, 2001 [2] Gazzanigam, Ivry, Mangun NEUROSCIENZE COGNITIVE ZANICHELLI, Bologna, 2005 Galleria di immagini di oggetti inanimati con riconoscimento delle facce FACES IN PLACES
 

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